ebook di Fulvio Romano

domenica 10 agosto 2014

De Censis: Eurobond e investimenti per ripartire

LA STAMPA

Economia

“Troppi finanziamenti facili

ora gli istituti sono più cauti”

De Censis (Creval): eurobond e investimenti per ripartire

«I

n tempi di crisi le povere imprese non hanno i fatturati per chiedere prestiti e per fare investimenti per cui il circolo vizioso si prolunga: e adesso, o si stimola la domanda interna o non se ne viene fuori. Non bastano le imprese e non bastano le banche...», spiega Giovanni De Censi, banchiere di lungo corso che presiede il Credito Valtellinese e l’Istituto centrale delle banche popolari.

Presidente De Censi, i numeri però parlano chiaro: le banche italiane stanno riducendo ancora il credito alle imprese. Magari meno dl passato, ma di certo non aiutano la ripresa. Poi ci si lamenta se non ripartono gli investimenti. «Non è vero che le banche non danno soldi, certo dopo le esperienze passate ci si muove con cautela, perché usiamo i soldi che ci affidano i risparmiatori e devono tornare indietro». Però non è sempre stato cosi.«Diciamo la verità. Quando eravamo col vento in poppa per anni siamo andati avanti a finanziare operazioni senza guardare troppo la struttura dell’impresa. Ora, da un lato occorre riposizionarsi e dall’altro cercare il modo di far ripartire l’economia. Però mi creda, il nostro mestiere è fare utili erogando credito e saremmo certamente interessati a fare più credito…se ci fosse la domanda. Il problema è che questa domanda proprio non c’è. Non c’è assolutamente una restrizione volontaria del credito: le banche hanno il problema opposto. Hanno tante risorse disponibili ma non sanno a chi darle. Solo i mutui per le famiglie hanno ripreso un po’ ma solo nelle grandi città. E comunque le banche non possono accampare scuse, perché non c’è un problema di liquidità, la Bce ha messo in campo tante di quelle iniziative». Nessuno vuol investire? Gli indici di fiducia danno un’immagine diversa. «Nessuno in questa fase chiede prestiti per investire, le domande che riceviamo sono quelle di quei poveracci che si sono visti crollare i fatturati ed ora sono a corto di circolante e dunque non hanno più legna per alimentare il fuoco». Il Pil è negativo, il Paese è tornato in recessione. Com’è la situazione italiana vista dall’altra parte dello sportello? «Il problema, c’è poco da giraci attorno, è che bisogna far ripartire l’economia. Servono nuovi investimenti, servono gli eurobond di cui tanto si parla. Perché deve essere l’intera Europa a muoversi, altrimenti restano tutti fermi in attesa che qualcosa si muova». Cattiveria dell’uomo della strada: le banche non danno i soldi alle piccole imprese, poi però corrono sempre a salvare i grandi gruppi, vedi Alitalia… «Le banche, anche con tassi bassi, vorrebbero fare un po’ di utili e non vedo ostacoli a fare prestiti. Ricordiamoci che l’economia è un flusso e da una qualche parte occorre iniziare a far scorrere l’acqua. E secondo me bisogna partire dalle infrastrutture che poi a loro volta mettono in moto altri investimenti, sulle tecnologie. Altrimenti non si va da nessuna parte». Questa crisi del Pil è dovuta alla mancanza di iniziative di questo tipo? «Certo. Se riparte l’economia ripartono gli investimenti, riparte il flusso, e allora ricominciamo tutti a crederci. Keynes qualcosa lo ha insegnato, o forse non ce lo ricordiamo più?». [p. bar.]


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