ebook di Fulvio Romano

lunedì 18 agosto 2014

La riscossa del chinotto

LA STAMPA

Cultura

La riscossa del chinotto

Da qualche anno la bibita al chinotto è tornata di moda. C’è stata un’epoca, la fine degli Anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, in cui era molto pubblicizzata e il consumo elevato. Epoca pre-Coca Cola. La produceva la San Pellegrino e la Recoaro, marchi storici delle bevande Made in Italy. Poi c’è stata un’eclisse, e il trionfo delle bibite industriali. Essere moderni significava bere marchi e bevande americane. La Fanta era ovunque. Sull’origine del chinotto, la bibita analcolica prodotta con l’estratto di Citrys myrtifoglia, non c’è concordia. Chi la fa derivare dalla San Pellegrino negli Anni Trenta – il chinotto ha qualcosa di autarchico –, chi rivendica la scoperta della formula industriale alla Neri di Capranica o alla Recoaro. La ragione del successo è legato ad almeno due questioni: il ritorno ai prodotti naturali e la ripresa delle bibite con retrogusto amaro, dopo decenni di dominio del dolce e dolciastro. Le Acque Minerali Lurisia, prodotte nella località delle Alpi Liguri, commercializzano oggi un chinotto molto buono. La sua prerogativa è usare come componente fondamentale il Chinotto di Savona, sottoposto al presidio Slow Food. Il packaging è accattivante, falsoantico, in stile vintage, sia nella forma della bottiglietta di vetro che nell’etichetta; ogni singola bevanda, o confezione, pubblicizza se stessa secondo le regole del brand alimentare attuale. Fa parte del recupero di prodotti naturali, e Lurisia offre anche altri tipi di bevande: la gazzosa con il limone sfusato di Amalfi; l’aranciata con vera arancia del Gargano; l’acqua tonica con chinotto del presidio slow food di Savona. Un fatto oggi scontato, ma non certo due decenni fa, quando il chinotto era diventato una bibita rara. L’altro aspetto, il ritorno dell’amaro, fa parte invece dell’evoluzione del gusto, che risponde a mode davvero misteriose e difficili da determinare in anticipo. Forse il discredito gettato sullo zucchero, ritenuto colpevole di molte malattie, forse il fatto che il dolciastro è passato di moda, dopo il calo delle bibite industriali, forse perché gli ex ragazzi dei decenni passati si sono convertiti all’amarognolo, gusto sin qui semiscomparso, fatto sta che il chinotto ha oggi un ampio mercato nel nostro paese, trascinato dalla moda del ginseng e di altri prodotti provenienti dall’Oriente, legati a mode salutiste. La nicchia rischia di diventare maggioranza, come spesso accade anche in altri ambiti, politica compresa.

Marco

Belpoliti