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giovedì 4 settembre 2014

Tagli (lineari?) e lavoro (art. 18): il rilancio di un Renzi un po' più solo....

LA STAMPA

Economia

Tagli e lavoro, il rilancio di Renzi

Più risparmi e riforme dopo gli ultimi dati negativi: nuovi provvedimenti non concordati con i ministri

Una risposta scandita con nonchalance e che invece somiglia ad un manifesto politico. Al direttore del Sole24Ore Roberto Napoletano, che in una intervista gli chiedeva se non fosse arrivata l’ora di scontentare qualcuno, Matteo Renzi ha risposto così: «Io non credo che chi governa, debba necessariamente scontentare, questa è una concezione per cui c’è una aristocrazia che dirige e un popolo che non capisce». Un Renzi diverso da quello delle assemblee della Leopolda, nelle quali predicava «scelte impopolari» per i governanti e invece il metodo rivendicato in queste ore dal presidente del Consiglio è la naturale premessa della corposa operazione annunciata ieri: centocinquantamila assunzioni di insegnanti nel 2015 con l’assorbimento di tutti i «precari storici» iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, oltreché dei vincitori e degli idonei dell’ultimo concorso del luglio 2012.

Una operazione di razionalizzazione della scuola, ma anche una infornata nella quale entreranno anche precari che non hanno mai vinto un concorso: un’operazione elettoralmente significativa e della quale fino a ieri mattina, al ministero dell’Economia non conoscevano gli esatti contorni. Né dal punto di vista normativo e neppure - e qui è il punto dolente - dal punto di vista finanziario. La conferma che da qualche giorno il presidente del Consiglio è tornato a muoversi con grande energia, ma anche in modo (talora) solitario. Matteo Renzi (come di consueto) gioca d’anticipo, ma stavolta sembra farlo per non ritrovarsi in difficoltà tra qualche settimana. Da metà agosto il presidente del Consiglio avverte i morsi di una crisi sempre più scura (recessione, deflazione, stallo dei consumi, disoccupazione galoppante); da qualche giorno avverte i sintomi di un accerchiamento da parte di soggetti assai diversi tra loro, dalla Bce ai grandi giornali esteri, da Confindustria ai sindacati e in più, nelle ultime ore, ha visto uscire allo scoperto la minoranza del suo partito. Pur restando divisa da forti e reciproci risentimenti, la fronda interna ha cominciato a dare - con D’Alema, Bersani e Fassina - segnali di belligeranza.

Ecco perché Matteo Renzi sta provando a contrattaccare con un’operazione socialmente bipartisan: annuncia ben 20 miliardi di tagli alla spesa pubblica (è la risposta a chi lo accusa di abusare di effetti-annuncio) e accanto all’operazione precari, nella stessa intervista al Sole24Ore, il presidente del Consiglio apre sul fronte della liberalizzazione del mercato del lavoro. Alla domanda precisa se il tanto declamato contratto a tempo indeterminato flessibile voglia dire anche superamento della reintegra obbligatoria da parte della magistratura (il cuore dell’articolo 18), Renzi risponde: «Quella è la direzione di marcia, mi sembra ovvio. Sarà possibile solo se si cambierà il sistema delle tutele». Detta in altre parole: l’obiettivo del governo è quello di superare il tabù dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che, in caso di licenziamento non discriminatorio, oltre ad un indennizzo, contempla anche la possibilità di un reintegro via tribunale. Se all’annuncio seguiranno i fatti, sarà una svolta molto significativa. Nella direzione di quelle riforme strutturali, caldeggiate a Renzi dal presidente della Bce Mario Draghi nell’incontro di metà agosto in Umbria.

Dunque, un segnale al pubblico impiego docente e uno al mondo imprenditoriale. Con una novità che riguarda la legge di Stabilità 2015 in gestazione e il cui testo dovrà essere trasmesso a Bruxelles entro il 15 ottobre. Fa sapere Renzi: «Sulla spesa pubblica credo sia arrivato il momento di cambiare metodo. Lunedì incontrerò tutti i ministri con il ministro dell’Economia Padoan e valuterò con loro tagli del 3% per ciascun ministero». Dunque, tornano i tagli lineari di Tremonti, una percentuale eguale per tutti i ministeri? Per il momento lo scenario sembra diverso anche da quel precedente. Tremonti, da ministro dell’Economia dell’ultimo governo Berlusconi, dalla primavera 2008 chiese ai suoi ministri di farsi la propria «Finanziaria», proponendo un elenco di tagli selettivi e soltanto davanti a tante mancate risposte, in autunno si procedette con i tagli lineari. Stavolta i tagli verrebbero realizzati in zona Cesarini.

FABIO MARTINI


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