ebook di Fulvio Romano

mercoledì 6 maggio 2015

I prof in piazza: delusi da questo Pd

LA STAMPA

Italia

I professori in piazza

dopo sette anni

“Delusi da questo Pd”

Manifestazioni in tutta Italia, adesione allo sciopero dell’80%

Grasso e Boldrini: occorre ascoltare le richieste dei docenti

Sembrava un viaggio nel tempo il corteo di ieri. Stesso percorso con arrivo a piazza del Popolo, stessi volti di sette anni fa: i bambini con i fischietti, le mamme arrabbiate, le maestre, i maestri, i prof e le prof furibondi, i leader sindacali in prima fila.

In realtà i manifestanti erano più della metà in meno rispetto al milione sbandierato in quel lontano ottobre del 2008 ma questo non ha poi molta importanza. L’unica differenza rilevante è politica. Nel 2008 il mondo della scuola si ribellava contro il governo Berlusconi ed una riforma firmata da Maria Stella Gelmini. E il segretario del Pd, Walter Veltroni, chiedeva al governo di «ascoltare la protesta».

Sette anni dopo a dover ascoltare la protesta è Matteo Renzi, presidente del Consiglio e soprattutto segretario del Pd che nelle scuole ha sempre avuto una discreta fetta di elettorato. Adesione allo sciopero dell’80% delle scuole e almeno 200 mila professori sono scesi in piazza in tutt’Italia più 85 mila studenti, ma più che queste cifre nella sede di via del Nazareno hanno osservato con angoscia i volti di chi si è andato al corteo con un cartello e la scritta «Sono un’insegnante e dopo la Buona Scuola non voto più Pd». In calce il simbolo del partito spezzato. Del partito che a questo tipo di proteste era di casa e si muoveva a proprio agio, sono andati solo persone come Pippo Civati o Stefano Fassina, che per le loro posizioni sembrano più fuori che dentro il partito, e che sono stati pure contestati dalla piazza: «Non vi votiamo più, ditelo a Renzi!».

Il premier tutto questo lo sa, conosce bene il mondo della scuola e l’elettorato. Anche ieri, infatti, ha ripetuto la voglia di ascoltare da parte del governo. Ma intanto la protesta si è scatenata. A Bolzano sono stati molto concreti lanciando uova e bottiglie contro il premier in città per un incontro elettorale. A Roma la manifestazione ha assunto quella verve particolare che hanno le piazze popolate da prof. Era il 5 maggio, si sprecavano riferimenti alla poesia di Manzoni. C’è chi è riuscito a riscriverla anche in chiave sindacale. E poi le citazioni di Calvino, Erri De Luca, Nelson Mandela, lunghissime, il contrario degli slogan politici o anche solo mediatici ma in corteo la maggioranza è di sicuro di persone con una formazione letteraria.

È facile per Pippo Civati spiegare che «questo non è uno sciopero politico perché la politica non rappresenta nessuno». E di sicuro non rappresenta il corteo di ieri, dicono in tanti. Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, invita Renzi a osservare la piazza e a «stare sereno» . E, comunque - aggiunge - «se non capisci oggi, vuol dire che “sei proprio di coccio”, come dicono a Roma». Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil ha avvertito il governo: «Non pensino di tacitare le piazze con piccoli emendamenti». Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl ha rassicurato la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini di aver letto molto bene anche lei la riforma: «Non mi piace».

Il presidente di Palazzo Madama e seconda carica dello Stato Pietro Grasso ha assicurato la «disponibilità del Senato ad ascoltare i docenti». La presidente della Camera, e terza carica dello Stato, Laura Boldrini, si augura che nell’iter a Montecitorio che porterà il ddl in aula dal15 maggio «la scuola italiana e i suoi docenti possano avere le risposte che meritano».

FLAVIA AMABILE


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