ebook di Fulvio Romano

mercoledì 12 agosto 2015

Alphabet: Google cambia pelle e vola in Borsa

LA STAMPA

Economia

nasce la holding alphabet a cui faranno capo tutte le divisioni del gruppo. «un nuovo capitolo della nostra storia»


Il colosso del web separa il motore di ricerca e YouTube dalle attività di sviluppo

Tranquillizzare Wall Street, conservando la libertà di innovare. Così si può riassumere la mossa a sorpresa annunciata dal cofondatore di Google Larry Page, che riorganizza la compagnia sotto al cappello di una holding chiamata Alphabet, sul modello della Berkshire Hathaway di Warren Buffett.

Nella sostanza il «core business», cioè Google, verrà separato dalle altre attività. Così Wall Street - dove ieri il titolo è salito del 4.27% - vedrà con chiarezza i conti, i progetti più fantasiosi smetteranno di essere una distrazione per la parte del business che genera profitti, gli utenti del motore di ricerca e delle altre applicazioni digitali continueranno ad avere un prodotto sempre all’avanguardia, mentre Larry Page e il socio Sergey Brin saranno liberi di inseguire la Luna, curare il cancro, costruire le auto senza guidatore, i droni, immaginare le città intelligenti, o battere l’invecchiamento.

«Per Sergey e me - ha scritto Page nel suo blog - questo è un nuovo capitolo molto eccitante nella vita di Google, la nascita di Alphabet. Ci piace il nome Alphabet perché significa la collezione di lettere che rappresenta il linguaggio, una delle innovazioni più importanti dell’umanità, e il cuore di come facciamo gli indici con la ricerca di Google». Quindi Page ha aggiunto: «Noi abbiamo sempre creduto che nel tempo le compagnie tendono a sedersi, facendo sempre la stessa cosa, e limitandosi a cambiamenti incrementali. Ma nell’industria tecnologica, dove le idee rivoluzionarie guidano le prossime aree di grande crescita, devi stare un po’ scomodo per rimanere rilevante».

La strategia adottata per raggiungere questo obiettivo è quella di creare Alphabet, il grande cappello che conterrà tutte le attività della compagnia, guidato sempre da Page, Brin, Schmidt, e dalla chief financial officer Ruth Porat. Google così diventerà un ramo autonomo, gestito dal ceo Sundar Pichai. Dunque dentro Alphabet, come accade per Berkshire, ci saranno Google; Calico, che si occupa di contrastare l’invecchiamento; Sidewalk, dedicata a sviluppare le città intelligenti; Nest, laboratorio per la connessione della casa a Internet; Fiber, l’iniziativa per portare l’accesso super veloce alla rete nelle città americane; Google Venture e Google Capital, cioè gli strumenti per gli investimenti; e gli incubatori dei progetti più originali e ambiziosi, tipo Google X, che fa i droni e le auto senza guidatore. La sostanza però è che Google si terrà il motore di ricerca, YouTube, Android, le mappe, Gmail, Chrome, e la pubblicità, che genera l’89% dei 66 miliardi di ricavi annuali di questa compagnia, ormai valutata 445 miliardi. Le attività sicure che fruttano, in pratica, saranno isolate. Il resto, cioè le fantasie affascinanti che però perdono soldi, verrà separato. Così Wall Street vedrà quanti soldi ha Google, e quanti ne vengono usati o sprecati per le altre iniziative. Questo servirà a fare chiarezza finanziaria, e dare garanzie agli utenti del «core business» digitale, fino a quando magari uno dei progetti laterali trasferiti dentro Alphabet non produrrà la nuova «big thing», che trasformerà il mondo e diventerà ancora più profittevole del vecchio motore di ricerca.

Gli utenti di Google e delle altre applicazioni dovrebbero guadagnarci, perché Pichai, che finora aveva curato questi prodotti, sarà esclusivamente dedicato al loro sviluppo. Niente distrazioni. Anche gli investitori e Wall Street dovrebbero essere felici, perché vedranno con più chiarezza i conti. Se poi il genio di Page e Brin riuscirà anche ad inventare qualcosa di nuovo e straordinario negli altri settori affascinanti a cui si dedicherà Alphabet, tutti potremmo ricavarne altre trovate in grado di rivoluzionare le nostre vite.

paolo mastrolilli