ebook di Fulvio Romano

domenica 23 agosto 2015

Tra Liguria, Romagna e Sicilia alla ricerca del Liberty perduto

LA STAMPA

Cultura


Un giovane studioso ha dato vita a un atlante online dei capolavori

nel nostro Paese, molti dei quali rischiano di sparire per sempre

A voler trarre una morale dalla storia che stiamo per raccontarvi si potrebbe intanto dichiarare che le passioni, quelle vere, vanno seguite, perché quasi sempre ci portano da qualche parte. Si potrebbe anche aggiungere che l’arte e il tanto declamato patrimonio artistico italiano dovrebbero essere considerati una risorsa da tutti e, soprattutto, dalle nuove generazioni. Comunque Andrea Speziali, classe 1988, doveva averla nel curriculum, perché la passione che lo ha portato ad essere il più giovane esperto di Liberty italiano, è nata tra i banchi di scuola, studiando quel periodo internazionale di decorazione elegante e sinuosa.

Abbandono

Un’attrazione frustata dal vedere lo stato di abbandono in cui, in diverse città italiane, le ville create seguendo i dettami di quello stile versavano e versano tuttora. Alcune proprio nel quartiere di Riccione, Abissinia, in cui Speziali risiede, proprio a pochi metri dalla fatidica Villa Antolini. E’ da questa costruzione, realizzata all’inizio degli anni venti su disegno di Mario Mirko Vucetich, che nasce, infatti, il progetto in progress con il quale lo studioso cerca di censire l’intero patrimonio liberty italiano, regione per regione. Tanto il bell’edificio della costa romagnola, quanto il suo autore, architetto, scenografo, poeta, hanno rappresentato delle guide ideali nel processo ingegnoso di costruzione professionale sviluppato da Speziali. Una professione legata alla storia dell’arte, eppure eclettica, come eclettico è stato il percorso di Vucetich, sebbene ancora misconosciuto.

Da questa costruzione è dunque iniziata una ricerca minuziosa, con il vantaggio, rispetto alla storia già codificata, di avere a disposizione la rete e i social network per un lavoro capillare e pieno di sorprese. Chi volesse farsene un’idea non deve far altro che collegarsi al sitoItalialiberty.it, per scoprire la ricchezza di uno stile che, nel nostro Paese, ha preso una piega particolare, forse anch’essa sottovalutata, eppure di notevole importanza. La peculiarità nazionale nella traduzione di un linguaggio figurativo che, notoriamente, arrivava dall’estero ed ha le sue basi teoriche in Ruskin, Morris e nei Preraffaelliti, è stata la ricerca di una maggiore armonia, di una proporzione più simmetrica. Ecco dunque censiti capolavori già noti, accanto ad altri misconosciuti e ad alcune autentiche scoperte. Si comprende subito come il nord della penisola sia piuttosto ricco di edifici Art Nouveau in ogni sua forma, dalla Liguria al Veneto scendendo verso l’Emilia Romagna. Ma poi per trovare una simile concentrazione bisogna arrivare in Sicilia, e particolarmente a Palermo, dove la straordinaria stagione artistica legata alla ricchezza e al mecenatismo di alcune famiglie come quella dei Florio, hanno lasciato un segno importante.

L’ascensore di Gaudì

Si può precedere guidati dalla curiosità o seguire l’attenta divisione in tipologie: scuole o alberghi come Il Fiorita di Salsomaggiore Terme o l’Hotel Portofino Kulm di Camogli. Quest’ultimo, ad esempio, lo si iniziò a costruire nel 1903 e, appena terminato, diventò meta del mondo ancora spensierato della Belle Epoque, con avventori come Gabriele D’Annunzio, Guglielmo Marconi, Giacomo Puccini o la Regina Madre Margherita di Savoia. E poi pasticcerie, farmacie o stabilimenti balneari come quello, meraviglioso, progettato da Rudolf Stualker a Mondello.

In una ricerca collettiva così capillare non potevano che arrivare anche delle sorprese. Come la cabina d’ascensore in mogano con vetri policromi che arrivò agli attuali proprietari da Barcellona durante il periodo del regime: le sue decorazioni corrispondono a quelli della celebre casa Batllò di Antonì Gaudi, tanto che potrebbe essere parte di quel capolavoro. O l’affresco Art Nouveau da poco trovato in una casa abbandonata di Correggio, opera dell’artista francese Èmile Hurtré. Ma la scoperta più interessante è forse l’attenzione e la passione che suscita l’Art Nouveau in molti nostri connazionali che stanno partecipando attivamente a questo atlante on line, scattando e inviando foto e condividendo iniziative come quella, recente, che riguarda uno dei gioielli Liberty più noti: la Villa Zanelli di Savona, edificata nel 1907 da Nicolò Zanelli, oggi proprietà della Regione Liguria e abbandonata dal 1998.

Villa Zanelli

In un secolo di vita ne ha viste molte e, magnificamente imperiosa e collegata con il mare, è stata adibita a diverse funzioni: campo ospedaliero durante la seconda guerra mondiale, poi reparto di cardiologia fino ad un crollo che lo ha fatto chiudere precipitosamente. Adesso l’ipotesi è quella di una sottoscrizione pubblica per poterla restaurare e trasformare in un museo: una bella prospettiva in un Paese che vogliamo sempre descrivere come distratto e indifferente.

Elena Del Drago


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