ebook di Fulvio Romano

domenica 13 settembre 2015

Tra mito-Blair e radicalismo Gli stereotipi della sinistra italiana

LA STAMPA

Esteri


Da Sensi e Romano a Fassina e Vendola. Ma c’è una terza via?

Ci sono due stereotipi, anche se pesano diversamente, in cui il centrosinistra italiano tende a cadere di fronte al fenomeno Corbyn. Il primo è quello più pericoloso e pesante perché mainstream, lo possiamo chiamare lo stereotipo-Palazzo Chigi, dell’amore cieco per Tony, lo stereotipo della «blairisti anonimi».

Quel gruppo di politici, spin doctor, commentatori, spesso quarantenni, a volte più giovani (o freschi di dottorato: quelli sono addetti al blairismo su twitter) che sono a tal punto in subalternità culturale rispetto a Blair da averlo ricevuto in allegria pochi mesi fa, a novembre, a Palazzo Chigi, e forse come lui pensano – come ha detto ad agosto l’ex premier britannico – che «se vincerà Corbyn il Labour rischia l’annientamento». Quella sera, amabile fu la pizzata con l’inventore della Terza Via seduto tra le madonne Maria Elena Boschi e Marianna Madia, dinanzi al premier Matteo Renzi e Luca Lotti, più defilati gli intellettuali Filippo Sensi e Andrea Romano (ma c’erano anche ministri non renziani, come Andrea Orlando). Blair disse: «Matteo Renzi è uno dei nuovi leader europei che ha il coraggio di cambiare, plaudo a ciò che sta facendo, che è assolutamente giusto per l’Italia e per l’Europa». Si bevvero vino bianco e coca light in lattina, si mangiò pizza e prosciutto, si rise e si scherzò. Blair fu contento anche perché non dovette pagare niente. Andrea Romano ad agosto ha previsto: «Corbyn sarebbe il peggior vincitore, sì. Ma probabilmente non sarà il prossimo candidato primo ministro: farà in tempo a dimostrarsi un disastro.»

Due infatuazioni

L’altro stereotipo però è quello della sinistra-sinistra. Non solo pezzi di minoranza Pd , o ex minoranza Pd come Stefano Fassina, che ieri ha twittato: «Dopo vittoria di Corbyn, ricomincerà la litania dei cantori blairian-renziani: “perderà le elezioni perché si vince al centro”. Che palle!». Anche antichi fenomeni della politica come Nichi Vendola, che subito esultava, «con la vittoria di Corbyn è definitivamente archiviato il blairismo». O come tanti altri, troppo lesti nel saltare su Corbyn dopo analoghe brevi infatuazioni per altri (Tsipras l’ultimo, ma la sinistra italiana di questi anni è andata anche da un opposto all’altro, da Lula a Zapatero), il fenomeno vincente estero, sempre troppo lontano da noi, troppo diverso e nutrito di elementi distanti, che al massimo può valere come stimolo, ma poco altro, nella ricerca di un’alternativa a Renzi. Il blairismo è finito, da molto prima della sua stessa fine nel 2007, e le sinistre dappertutto sono andate altrove da molto prima di Corbyn, tra Picketty e Krugman, Occupy e Podemos, ognuna aprendosi la sua via senza imitare. Come Corbyn: «Non guardare a modelli, essere modelli a se stessi». In Italia no.

Terza Via e terze vie

Naturalmente, lo stereotipo da Palazzo Chigi è potente, apodittico. Per Giuliano da Empoli, uno dei teorici renziani della prima era, «con Corbyn tornano indietro le lancette dell’orologio esattamente di 35 anni, quando Michael Foot fu eletto segretario del Labour con un programma identico. È un canto delle sirene che si ripropone ad ogni generazione, la sinistra che non scende a compromessi, neppure con la realtà». Non si va molto lontano dal vero se si asserisce che il premier deve pensarla così; solo che, metti caso vinca Corbyn, avrebbe un’altra delle sue torsioni diplomatiche da fare.

Ci sono, nevvero, delle strategie oblique? Sì. La cultura e il senno di Gianni Cuperlo, «Corbyn è un segnale molto interessante, su cui riflettere, ma senza ispirarsi a modelli». Enrico Rossi, governatore toscano che medita se candidarsi a segretario del Pd, ritiene che si chiude con «la rigidità di Blair e dei suoi seguaci e un certo fanatismo da “terza via” che ha finito per sposare in maniera acritica l’austerità». E ci dice che è finito «anche un certo fascino per il ragazzo che fa irruzione sulla scena all’improvviso spariglia e cambia le regole». Chi è quel ragazzo, Blair? La sinistra italiana parla di Corbyn, ma ha in mente come gestire ascesa e involuzione di Matteo Renzi.

jacopo iacoboni


Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0           Copyright 2015 La Stampa           Bobby WorldWide Approved AAA