ebook di Fulvio Romano

martedì 17 ottobre 2017

Caldo e siccità Il Piemonte è in crisi idrica

LA STAMPA

Italia


In 60 Comuni tocca alle autobotti

Si rincorrono le perdite sulla rete

Caldo anomalo e niente acqua: per i prossimi giorni il meteo non giustifica ottimismi. Sono le condizioni che stanno mettendo sotto pressione le riserve idriche del Nord-Ovest, reduce come il resto d’Italia da un’estate infuocata e ora alle prese con un autunno all’insegna della siccità. Situazione anomala, che comincia a proporre scene altrettanto inusuali: come il ricorso alle autobotti per approvvigionare i primi Comuni del Piemonte orfani delle sorgenti montane, le più vulnerabili ai cambiamenti climatici, ingoiate da montagne e vallate dove le nevi si sono liquefatte molto prima del tempo. 

Capita così che in una regione «ai piedi dei monti», da sempre rifornita abbondantemente di acqua, si cominci a vivere l’incubo del deficit idrico: non a uso irriguo - quell’emergenza, dopo aver tenuto banco per tutta l’estate e in tutta Italia, è terminata con la necessità di irrigare le coltivazioni - ma idro-potabile. 

A metà settembre, in base al rilevamento della Regione, nel Torinese il problema riguardava 3 Comuni. Oggi, in 13 dei 290 Comuni serviti da Smat, il gestore del servizio, ci si affida alle autobotti. «Con le autobotti e, quando è il caso, con elevati interventi di risanamento perdite», spiega Paolo Romano, presidente della società. Un’altra quarantina sono in pre-emergenza: se il meteo non svolta, nel giro di una settimana-dieci giorni potrebbero andare in crisi idrica. Da Cumiana a Bardonecchia, da Cesana a Chiomonte, da Pinerolo a Pragelato, a Sestriere, per limitarsi ad alcuni nomi, il rischio è dietro l’angolo. Approvvigionamento di emergenza anche per una cinquantina di Comuni nell’Alessandrino e in una parte dell’Astigiano, i presidenti delle due province hanno già sollecitato la Regione perchè chieda lo stato di calamità.

Se il Piemonte ha sete, e cerca di tenere a bada gli incendi boschivi, nel resto del Nord-Ovest prevale l’apprensione. In Emilia, ad esempio, dallo scorso mese di maggio una trentina di Comuni tra Parma e Piacenza sono in crisi idrica: presto potrebbero aggiungersene altri 3. Per ora in Lombardia, Veneto e Liguria non vengono segnalate particolari sofferenze ma si è appesi alle previsioni meteo.

Nessun dubbio che siamo in presenza di una situazione anomala. L’Anbi, l’associazione che raggruppa i consorzi di bonifica nazionali, monitorando gli invasi di competenza ha rilevato come alla fine di settembre (ultimo dato a disposizione) le riserve idriche ammontavano a «1066 milioni di metri cubi contro i 1512 dell’anno scorso, i 1730 del 2015 e i ben 2317 milioni di metri cubi del 2010». Disponibilità che si concentrano soprattutto nel Sud dell’Italia. 

Nei bacini settentrionali, invece, la situazione è più difficile perché «trattengono circa 2 milioni e mezzo di metri cubi contro gli undici dell’anno scorso, i 10,7 del 2015 ed i 18 milioni di metri cubi del 2010». Al Nord la differenza la fanno i grandi laghi (Maggiore, Iseo, Garda, Como), che sono però tutti sotto la media stagionale. Il bacino del Po è in quella che i tecnici dell’Autorità di bacino classificano come «magra ordinaria» anche se la situazione la portata è leggermente più bassa. Secondo l’Anbi «a livello nazionale, la disponibilità idrica del periodo si è dimezzata in 10 anni».

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alessandro mondo

maurizio tropeano


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