ebook di Fulvio Romano

lunedì 23 ottobre 2017

Valsusa, l’assedio dei roghi “La montagna è una torcia L’emergenza durerà giorni”

LA STAMPA

Cronaca

Bruciano le aree sopra Bussoleno

Alle sette di sera la montagna è una torcia. E vista da qui, dalla sede della Croce Rossa, dietro la stazione di Bussoleno dove i vigili del fuoco hanno allestito il campo base, sembra che il fuoco debba, in un attimo, divorare tutto e scendere giú anche in paese. Ma per fortuna è soltanto un’illusione ottica, e se adesso ci sono delle case a rischio sono quelle della borgata Falcemagna: baite ristrutturare e diventate case di villeggiatura, abitate soltanto d’estate o la domenica. «Rischiamo di perderle tutte» dice al telefono il sindaco Anna Allasio. «Se il vento non cessa saranno dei guai seri, e il fuoco continuerà a correre per tutta la montagna. Ci vorranno giorni prima che si spenga completamente».

Già, ci vorranno giorni, a prescindere. Perché qui, in questi boschi di castagno e di ceduo, ci sono montagne di foglie secche, e di rovi già morti. C’è l’autunno più asciutto che si ricordi da 60 anni a questa parte. «Da inizio mese - spiega Simone Abelli, meteorologo del Centro Epson Meteo - sono mancati all’appello 14 miliardi di metri cubi d’acqua che hanno fatto lievitare il deficit complessivo a 53 miliardi di metri cubi d’acqua accumulato in 11 mesi. Praticamente tutta l’acqua contenuta nel Lago di Garda».

Insomma, se non piove al più presto, oltre all’inquinamento che ammorba Torino e le grandi città, nei prossimi giorni la vera emergenza saranno gli incendi in montagna. «Con danni incalcolabili al patrimonio boschivo» dicono adesso qui, a Bussoleno, mentre il fuoco si riaccende in cento altri punti della montagna, dov’era stato scacciato durante una domenica di lavoro per centinaia di uomini. Per dire, ecco due numeri. Trenta le squadre di Vigili del fuoco impegnate in questa giornata. Almeno altrettante quelli degli Aib. Più i carabinieri che, a un certo punto della giornata - a Rubiana - hanno portato via da una cascina minacciata dal fuoco e invasa dal fumo una pensionata. Il resto è il racconto di un pomeriggio in affanno. Fatto di sirene e di corse. Non ci sono case distrutte per ora, ma è soltanto un caso. Le borgate Argiassera e Richettera l’hanno scampata bella. Per qualche ora si era pensato di portare via anche i trenta abitanti che ancora le popolano. C’era già un pulmino pronto e i pompieri erano in grado di far tutto in sicurezza. Ma poi il vento ha cambiato direzione. E il fuoco ha scalato la montagna. Ed è salito su fin verso i 1500 metri di quota, dove ci sono le baite dei pastori e le loro mandrie di pecore e di mucche. 

Li hanno lasciati lì perché alberi nelle vicinanze non ce ne sono e perché i pompieri hanno deciso di presidiare per la notte questi angoli di alta montagna. 

«È l’ultimo e non gradito regalo di una estate troppo lunga e troppo secca» si sfogano giù in paese. «È come il 2003, quando la montagna diventò rossa come un tizzone» ricordano. Ma allora gli ettari di bosco rovinati dalle fiamme furono molto meno di quelli che il fuoco ha divorato ieri. E se va avanti così, altro che 2003: i danni saranno almeno il doppio. Se non piove, qui come altrove, si rischiano settimane di calvario per i roghi. Che oltre a Bussoleno si sono accesi in altri angoli della Val di Susa, rimasta per tutto il pomeriggio con il naso all’insù a guardare il volo continuo di due Canadair, arrivati da Roma e Genova per spegnere le fiamme sopra Bussoleno. Hanno fatto decine di giri, dal lago del Moncenisio a qui, fino a quando il vento glielo ha permesso e poi da quello di Viverone, rovesciando diverse decine di migliaia di litri d’acqua sui boschi più vicini alle frazioni. Poi si sono arresi al vento e al buio: torneranno in mattinata se serve ancora. 

Alle nove di sera il bilancio diventa preoccupante. Due squadre di vigili del fuoco e di Aib che vigilavano sugli alpeggi sono isolate, ma al sicuro. Due borgate sono state abbandonate al loro destino. «Ci concentriamo su Falcemagna» dicono alla sala operativa. Dove i ragazzi della Croce Rossa preparano viveri e acqua per gli uomini impegnate in montagna. Un’altra radio che gracchia:« Ci spostiamo verso Ovest, il fuoco non lo teniamo più». È stato perso un altro pezzo di bosco. Prima di domattina chissà dove saranno arrivate le fiamme. 

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Lodovico Poletto


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