ebook di Fulvio Romano

mercoledì 15 novembre 2017

Gli stranieri non c’entrano Per far crescere i giovani servono le seconde squadre

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Sport

Gli stranieri non c’entrano

Per far crescere i giovani

servono le seconde squadre

Troppi stranieri. La spiegazione della disfatta azzurra è servita. La cavalcano politici e uomini di calcio, tuttologi da salotto e tifosi da bar. L’importazione di campioni (e bidoni) che soffocano i talenti nostrani è in realtà un luogo comune: le statistiche raccontano un’altra storia, svelano una verità diversa.

Il modello tedesco

Analizzando la nazionalità dei calciatori impiegati, emerge come la percentuale della Serie A (54,2%) sia di gran lunga inferiore a quella dell’Inghilterra (67,1) che ha dominato il Gruppo F (8 vittorie, 2 pareggi, nessuna sconfitta) e perfino minore di quella della Germania, indicata come modello di ricostruzione in queste ore di polemiche, accuse e bozze di rilancio: i tedeschi, dopo il flop di Euro 2000, sono ripartiti però dalla riforma dei settori giovanili, dalle academy federali e dal riammodernamento delle strutture, non certo dalle frontiere sbarrate, difatti la percentuale tocca il 57,7 ma la Nazionale ha trionfato comunque nel proprio gruppo, infilando 10 vittorie in 10 gare con 43 gol fatti e 4 subiti. Certo, Inghilterra e Germania hanno avuto in sorte gironi più morbidi, ma è onesto ricordare gli stenti azzurri contro Israele, Albania e Macedonia.

La fiaba di Berlino

L’Italia, nella classifica dei grandi campionati europei, è terza, seguita dalla Francia (50%) e dalla Spagna (41,1%). È vero, quindi, che nel 2006, anno della fiaba di Berlino, la percentuale di stranieri era del 36%, ma la diffusione degli acquisti all’estero ha coinvolto successivamente tutti i Paesi e, Spagna a parte, non si rilevano differenze significative. Tra l’altro, analizzando le ultime cinque stagioni, emerge come l’attuale 54,2 rappresenti la percentuale più bassa di stranieri mai schierati in Serie A e come, rispetto all’ultimo campionato (57,2%), si registri un sensibile calo.

Spirito di emulazione

Le cause del naufragio vanno cercate altrove, nell’anomalia di tre Leghe o nell’assenza delle seconde squadre, dove i giovani possano maturare senza l’ovatta della Primavera: diversi club spingono per la loro introduzione, c’è chi si oppone ignorando la linea europea. Gli stranieri non oscurano i talenti made in Italy, ma possono elevarne l’esperienza e stimolare, in assoluto, la crescita del movimento. Si può discutere, ma questa è un’altra storia, della qualità non sempre alta degli acquisti oltreconfine, ma è innegabile che i fuoriclasse aumentino lo spettacolo e la competitività, oltre a far scattare lo spirito di emulazione dei bambini tra cui si nascondono gli azzurri di domani. Il Mondiale sfumato, tra i tanti riflessi negativi per lo sport e per l’economia, avrà anche un effetto sulla voglia di calcio dei più piccoli: meno sogni, meno partitelle, meno scouting.

Il caso delle Primavera

Davanti ai numeri della Serie A, una possibile replica rimanda alle Primavera: il delitto verrebbe consumato a quel livello, dove troppi baby stranieri sottrarrebbero spazio ai campioncini di casa. La percentuale dei tesserati non italiani, 142 su 460, è invece del 30,86%, in linea con la Germania diventata esempio da seguire.

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Antonio Barillà


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