ebook di Fulvio Romano

sabato 11 novembre 2017

In “Babylon Berlin” rivivono gli Anni Venti della capitale (

LA STAMPA

Esteri

Una fiction su Weimar

risveglia gli incubi tedeschi

In “Babylon Berlin” rivivono gli Anni Venti della capitale 

È stata vista da 1, 5 milioni di telespettatori in Germania 

Siamo nel 1929. A Thomas Mann viene conferito il Premio Nobel per la letteratura, Marlene Dietrich festeggia il suo primo grande trionfo nella veste di Lola nel film di Josef von Sternberg «L’Angelo Azzurro», nelle librerie debutta il romanzo «Berlin Alexanderplatz» di Alfred Döblin e la breve parentesi della Repubblica di Weimar si volge lentamente al suo tragico termine. 

Berlino, la scintillante e spregiudicata capitale della prima quanto fragile democrazia tedesca, è il centro spirituale, culturale, industriale e ahimè, anche politico, di un nuovo mondo e di un’epoca «dorata», che qualche anno più tardi rivela di essere stata solo una grande illusione e l’anticamera alla presa di potere del partito nazista di Adolf Hitler. 

Ed è proprio l’atmosfera caotica ed elettrizzante di quest’epoca alquanto contraddittoria a fare da sfondo al colossal televisivo «Babylon Berlin» che attualmente sta festeggiando grandi trionfi sui circuiti tedeschi e internazionali. La serie tv di 16 puntate prodotta da Sky, Beta Film e dalla prima rete pubblica tedesca Ard, è la più costosa fiction televisiva (40 milioni di euro solo per la prima staffetta) mai prodotta al di fuori degli Stati Uniti. In Germania, dove è appena andata in onda sulla pay tv Sky, è stata vista da quasi un milione e mezzo di telespettatori ed è stato il miglior lancio di sempre fin dai tempi di «Game of Thrones». Netflix si è appena aggiudicata i diritti per gli Stati Uniti e presto verrà mandata in onda in una trentina di altri Paesi. Un successo davvero sorprendente per una nazione televisiva che solo con il laconico commissario Derrick di Monaco di Baviera era riuscita ad imporsi a livello internazionale, tanto che esperti e addetti ai lavori già si domandano sulle vere ragioni di questo fenomeno. 

La trama di questa epica serie televisiva è presto raccontata. Ispirato al romanzo «Der nasse Fisch» di Volker Kutscher, «Babylon Berlin» ha per protagonista un laborioso e disciplinato ispettore di polizia che a Berlino tenta di risolvere un intricato caso criminale che lega il mondo della pornografia e dei brulicanti quanto leggendari locali notturni berlinesi a quello della criminalità organizzata (di «mafia» a quell’epoca e a quelle latitudini non se ne poteva certo ancora parlare). Nel corso delle sue indagini il coscienzioso ed ingenuo ispettore che a tratti ci rimanda alla figura del pedante Professor Unrat de l’«Angelo Azzurro», viene trascinato nel micro universo della droga, del divertimento sfrenato, delle feste libertine e delle tante trasgressioni e sperimentazioni della Berlino di quegli anni. Le riprese, iniziate nel 2015 e realizzate a Berlino e nei leggendari studi di Babelsberg (gli stessi di Fritz Lang e Marlene Dietrich) sono durate più di un anno e hanno coinvolto complessivamente ben 5000 comparse. Una produzione ciclopica e tecnicamente perfetta e brillante non spiega però da sola il successo del serial. «Gli evidenti parallelismi fra la Berlino di allora e le nostre società di oggi mi hanno fatto venire la pelle d’oca», spiega Tom Tykwer, insieme ad Achim von Borries e Hendrik Handloegten, uno dei tre registi della prima staffetta. 

Fu proprio nello scenario della Berlino del 1929 che nacquero il malcontento generale, il diffuso disagio sociale provocato dalla crisi economica mondiale, il caos e la disillusione che in definitiva fomentarono un clima di stanchezza e diffidenza nei confronti delle istituzioni e delle fragili regole democratiche. Mentre le élite danzavano nei cabaret bevendo champagne e gustando abbondantemente le nuove droghe, le masse si radicalizzarono invocando l’«uomo forte». «Adolf Hitler nel 1929 sembrava ancora una figura arginabile e trascurabile», racconta Tykwer. E non ci illudiamo forse anche oggi che i nuovi movimenti di estrema destra e i populisti che festeggiano trionfi un po’ in tutt’Europa e anche oltre oceano siano un fenomeno solo passeggero?

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walter rauhe


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