ebook di Fulvio Romano

giovedì 16 novembre 2017

“Manca una visione Per rinascere serve una svolta culturale”

LA STAMPA

Italia

“Manca una visione

Per rinascere serve

una svolta culturale”

Conti, autore de “Il grande fiume”

“Dobbiamo recuperarne la bellezza”

Dall’Eneide a Salgari, «il Po che oggi abbiamo trasformato in discarica è un luogo fisico, ma soprattutto immaginario e letterario». Lo scrittore parmigiano Guido Conti sulle sponde è nato ed è autore de “Il grande fiume Po”, che dà voce al fluire dell’acqua e delle storie. Parla del fiume come fosse una persona, e quasi con venerazione.

Perché il Po è così presente nei suoi libri? «È una continua fonte di ispirazione. Ho appena scritto l’introduzione a un libro sui sabbiatori, gli uomini che raccoglievano la sabbia del fiume. Oggi molti scrittori credono che si debbano cancellare i riferimenti alla tradizione dai romanzi, invece l’antichità ci offre un grande immaginario a cui attingere. Un esempio: Petrarca scrive a Boccaccio del suo viaggio a Pavia, a cui arriva dal fiume, come fosse un’autostrada. Non puoi fare lo scrittore senza leggere prima gli scrittori della tua terra. Da Tondelli a Bevilacqua, tutti hanno preso il Po non come geografia, ma come punto di riferimento culturale. Ho letto i racconti del Po di 40 scrittori, da Virgilio a Pavese». Cosa ne emerge? «Ci ho messo 600 pagine per spiegare che cos’è il Po. Le sue mille facce e i suoi usi sempre diversi, il torrente sassoso dell’inizio che non ha niente a che fare con il fiume di città. Ci sono posti come Piacenza che stanno un po’ “lontani” dal fiume, altri come Casalmaggiore dove è l’anima dei suoi abitanti. In don Camillo, Guareschi dice che il Po comincia a Piacenza. E gli scrittori hanno anche creato l’immaginario: l’arrivo dei 15 mila indiani del Punjab nel Cremonese era stato in qualche modo profetizzato da Salgari con la sua Malesia immaginata da Torino». Cosa rappresenta il fiume per chi ci vive vicino? «L’immaginario degli scrittori spiega fenomeni che i politici non capiscono. Attraverso il fiume, capiamo la nostra terra. Virgilio racconta l’incontro tra Enea e il padre morto prendendo spunto dal Po, che diventa un luogo paradisiaco, di grande bellezza, l’immagine dell'aldilà. Il mito di Fetonte, che cade nelle acque, spiega un altro volto: il Po “tira” verso l’interno, come sanno le persone di una volta, quando si faceva il bagno. È un luogo di morte. Tante persone che ho incontrato mi dicevano chi era morto qui o lì». Come va valorizzato il Po? «Qui arrivavano i commerci dei greci. Non è un fiume italiano, ma europeo, forse è più importante del Danubio di Magris. Per recuperare la sua bellezza e integrità servirebbe una vera rivoluzione, culturale, mentale e politica». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

fabrizio assandri


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