ebook di Fulvio Romano

sabato 11 novembre 2017

Salviamo la casa delle donne

LA STAMPA

Cultura

Salviamo 

la casa 

delle donne

Tante telefonate, email, twitter… preoccupazione, passaparola. Che si può fare... si sparge la voce, si raccolgono firme su change.org… ognuna si dà da fare quanto può. Il Comune di Roma ha mandato una lettera alla Casa Internazionale delle donne di via della Lungara, chiedendo il pagamento di 833.512,30 euro entro 30 giorni. Cifra per la Casa impossibile. Doccia fredda. Forse molti di voi non conoscono la Casa internazionale delle donne a Roma. E’ normale. Chi non abita a Roma ne ha sentito meno parlare, chi vive a Roma si è quasi abituato alla sua esistenza. La Casa delle donne è un simbolo del movimento femminista italiano, pieno di significati che ogni donna le ha dato. È stata storicamente una vera e propria «Istituzione», un pilastro della battaglia per i diritti delle donne. Nasce nel 1976 e fino al 1983 ha sede in via del Governo Vecchio, poi si trasferisce a Via della Lungara, in locali in parte assegnati e in seguito in parte occupati fino al 1998 e poi in piena regola fino a oggi. Già negli Anni 70 era un punto di incontro importante per tante ragazze, e donne piene di entusiasmo, di voglia di cambiare il mondo. Diventò sede anche del prestigioso Centro culturale Virginia Woolf, laboratorio di pensiero e teoria femminista. Lì a Via della Lungara si discute, ci si scontra, si ride, si cena, si vede un film, si offrono tanti servizi importanti. E ti senti sicura, sapendo che la Casa è lì…. qualunque cosa succeda, è lì. E se hai un problema puoi andare lì. La Casa internazionale delle donne è viva, è nel cuore di tante di noi, giovani, adulte, e anziane. Pronta a contribuire nel costruire percorsi di libertà e autodeterminazione delle donne. C’è chi si occupa di violenza come Dire, coordinamento dei Centri Antiviolenza, Be Free con il suo sportello; c’è il Progetto Scialuppa rivolto alle donne in difficoltà, sostenuto dalla Chiesa Valdese con Cortile e Kora E poi c’è «Donna ascolta donna» di psicologhe, «donna e politiche familiari» con psicologhe e avvocate, le avvocate che forniscono gratuito patrocinio, occupandosi di diritto di famiglia e diritti umani. Le ginecologhe di «Vita di donna», le psicologhe di «essere donna», il «Cortile» consultorio di psicoanalisi e psicoterapia per adulti, bambini e adolescenti. E poi lo «Sportello gratuito per uomini maltrattanti». E ancora, Archivia, fantastica, archivi, biblioteche e centri di documentazione delle donne, la Società italiana delle storiche e delle letterate. Donne e scienza, le riviste «Noi donne», Dwf, il Paese delle donne, c’è Affi associazione femminista storica. Mille esperienze diverse e anche tante giovani, quelle di Ecodiversità che lavorano sulla permacultura e sulla cultura della disabilità. Quelle di CO2 che collaborano con Libera e fanno teatro sociale nella battaglia contro la mafia. Quelle della Casa editrice Pi Greco, di «Forma liquida» per la grafica, di «Scosse» su educazione di genere. Le «falegname», bravissime artiste artigiane. Sono tantissime esperienze, variegate non riesco a citarle tutte, me ne scuso, ma vi assicuro, servizi utili socialmente, una grande esplosione di creatività femminile, multidimensionale, a tutto campo. Senza considerare, i convegni, i dibattiti, gli incontri di carattere internazionale. No, non può finire. Non ce la potete togliere. Non lo permetteremo. Una grande assemblea delle donne ci sarà lunedì alle 18 alla Casa. Una soluzione va trovata. Nel 2015 era stata calcolata, proprio dal Comune di Roma, una stima del valore prodotto in un anno dai servizi funzionanti all’interno della Casa Internazionale. Stima che si avvicinava alla cifra che viene richiesta alla Casa Internazionale, 700 mila euro. Faccio appello a tre donne, alla sindaca Virginia Raggi, all’assessora al Patrimonio Rosalba Castiglione e alla assessora con delega alle Pari opportunità, Flavia Marzano, mia cara amica, che è sempre stata in prima fila nella battaglia per i diritti delle donne e sono convinta lo sarà anche adesso. Salvaguardiamo questo grande patrimonio per le donne, per la città, per il Paese. Revochiamo quella lettera con scadenza di 30 giorni. Rivediamo i conti e abbattiamo il debito richiesto alla Casa Internazionale delle donne, considerando il valore dei servizi prodotti e offerti di 700 mila euro l’anno. Saranno tutte le donne a guadagnarci. Ma saranno proprio le donne a perderci se ci si irrigidirà. E voi donne che amministrate la città non dovete farlo.

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Linda Laura Sabbadini 


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